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© 2021-2024 Naëlle Markham

Ciao a tutti, Mentre scrivevo l'epilogo della Portatrice di Pioggia, volevo ritrovare Gaia e sua sorella Hestia in un passato che immaginavo avessero condiviso. Così ho deciso di concedermi questa nuova avventura, rielaborando a modo mio le Dieci Piaghe d'Egitto
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Parte capitolo III

Primo incontro

 

– Quindi ci sono criminali e assassini tra gli Hestiani ?

– Perché? Non dovrebbero? Anche alcuni dei vostri dèi lo sono pure loro, vero? Siamo, come voi, un popolo di buoni e cattivi, colti e ignoranti, egoisti e generosi.

– Tutto questo in modo maschile, non ho visto una sola donna Hestiana… Dove sono? Su Kalliste? Nell’altro mondo? Avete delle donne?

 

Parte capitolo IX

Selima pensa che ci sia qualcosa di sospetto

 

– Abina, sai perché Bek ci ha convocate? È buio da un bel pò…

– Non ne ho idea, ma Rebe aveva un’aria strana quando ci ha trasmesso il messaggio, anche peggio di ieri pomeriggio.

Selima sbuffò, come il giorno prima.

– Quando Bek ti ha convocata una seconda volta? Tutta da sola, per un altro giro di saggi? E questo solo poche ore dopo il primo? E per cosa, comunque? I primi non erano sufficienti? E poi nel giorno di Seth! Francamente, avrebbe potuto evitarlo. Di tutti i giorni nefasti, quello di Seth è il peggiore.

Selima guardò la sua amica con sospetto. Non gli aveva detto tutto, lo avrebbe giurato. Esami che ti fanno sorridere di continuo? Era iniziato la notte precedente, quando erano tornate nei loro alloggi dopo la prima sessione. Era stato ancora peggio da quando era tornata la sera prima. E ci era rimasta per ore! Il comandante l’aveva drogata? O peggio? Cosa gli stava nascondendo Abina?

– Abina!!!

– Sì, cara…

– Da grande, io e Rebe ci sposeremo e avremo molti figli…

– Sì, cara…

La ragazzina urlò.

– Lo sapevo, posso dire qualsiasi stupidata, non mi stai ascoltando.

Abina sussultò, colta nella sua fantasticheria.

 

Parte capitolo XI

Bek al salvataggio

 

– Rebe, hai i suoi segni vitali? L’ho appena scollegata da un dispositivo come non ne ho mai visto prima. Non so cosa le abbia fatto, sembra uno shock.

– Il cuore non è il problema, è piuttosto la sua energia vitale che mi dà pensiero », rispose Rebe nel suo luminonde. Avrei giurato che fosse impossibile in così poco tempo, ma sembra che il suo campo energetico sia quasi svanito, come se fosse stato risucchiato fuori da lei.

– La macchina?

– Cos’altro potrebbe essere? Sbrigati, ha bisogno di recuperare più della metà della sua energia nei prossimi minuti per cavarsela.

Bek non aveva aspettato i commenti di Rebe; una volta entrato in contatto con Gaia, aveva lasciato che la sua energia fluisse attraverso di lui per trasfonderla alla giovane donna ancora svenuta. Il letto essendo troppo alto, lottò per mantenere una posizione traballante, una mano sul pavimento, l’altra sulla gola di Abina. Rebe commentò i dati trasmessi dal braccialetto.

– Non è normale, non so perché, ma le cose vanno troppo per le lunghe. La sola energia di Gaia non sarà sufficiente, trova qualcos’altro. E in fretta!

– Calore?

– Forse, ma non credo. Dovresti condividere la tua sfera di energia. Normalmente è destinata all’accoppiamento con le nostre donne, ma visto che non hai nessuna candidata in vista… » insistette Rebe.

– Aspetta che io torni, ti strappo la lingua.

– Come vuoi. Nel frattempo, prova a fare qualcosa. Stai attento però, la tua sfera non è intesa per esser usata in questo modo, quindi non c’è modo di prevedere cosa ti succederà.

Bek esaminò l’ambiente, strappò alcune coperte dall’altro letto vuoto, sollevò Abina con un braccio e si sdraiò sul pavimento, lasciandola scivolare su di lui. La fasciò con le coperte che aveva recuperato e si ricollegò a Gaia. L’ultimo passo sarebbe stato il più complicato e il più rischioso, sia per Abina che per lui. Ma aveva un’altra scelta?

 

Parte capitolo XIV

Le cose vanno di male in peggio

 

– È intelligente, ma che brutto carattere! Una vera piccola bisbetica », commentò Bek.

– Lo so, ma mi piace così com’è. Vedrai, entro stasera avrà dimenticato tutto e si metterà a gridare a gran voce per ritrovarmi.

– Se lo dici tu…

Stava per aggiunger qualcos’altro quando una scossa infinitamente più violenta e prolungata della precedente li arrestò. Abina si sentì capovolgere e si aggrappò a Bek per non cadere. Vicino alla loro posizione, altre persone senza appoggio a portata di mano si accasciarono. Tutte le tende furono spazzate via come da un forte vento, mentre i pochi edifici nei dintorni si incrinarono e crollarono con uno schianto.

– Bek…

Lei tacque quando vide lui, che di solito era molto pallido, diventare bianco come il gesso e borbottare tra sé e sé.

– Non va bene, non va bene per niente. Nemmeno il più grande macigno in arrivo avrebbe potuto scatenare un terremoto come questo. Questo è il livello massimo di ciò che può essere misurato su Gaia.

 

Parte capitolo XVII

Le piogge di sangue

 

– Avviso alla popolazione. L’emergenza non è finita. Si prega di rimanere ai ripari. La pioggia che sta cadendo ora è pericolosa per la salute.

Il messaggio fu ripetuto due volte, e con stupore degli Hestiani, tutti i terrestri che erano usciti di forza si ritirarono in fretta nelle loro case. Bek e Rebe osservarono il fenomeno, senza capirlo veramente.

– Cosa c’è? Cosa è successo loro? » rise Rebe. “Stanno diventando saggi?

– Strano », continuò Bek, « la disciplina non è il loro punto forte, ma l’hai visto, vero? Senza nemmeno consultarsi tra di loro, sono tornati tutti indietro, come un solo uomo, è il modo di dire. Vado a vedere se Abina è sveglia, lei potrà spiegarmi quello che non riesco a vedere.

Rebe non poté fare a meno di ridacchiare.

– Che bella scusa! Ci sono centomila rifugiati nel campo e tu vai direttamente da lei. Ricordami quello che hai detto a proposito di uno scienziato che non perde un’opportunità? Un sempliciotto innamorato, ecco cosa sei. Vai, vai pure, sono sicuro che anche lei non vede l’ora.

 

Parte capitolo XVIII

Lebbra

 

Bek aveva individuato i sintomi, poiché sapeva che erano inevitabili; i rifugiati nei campi che non avevano voluto ascoltare i messaggi di prudenza avrebbero presto avuto gli stessi: vesciche, pustole, bruciature. Cercò di spiegare il fenomeno alla bambina, di farglielo capire senza scioccarla troppo.

– Mi dispiace, Selima. Ho cercato di dirlo ad Abina, ho cercato di avvertire tutti quanti. Il pericolo non è nel colore sanguigno della pioggia. Nessuno mi ha ascoltato.

– Cosa vuoi dire?

Bek si strinse la testa tra le mani, schiacciato dallo sguardo accusatore di Abina.

– Ho detto più e più volte che la pioggia era pericolosa. Ma non che il ferro lo fosse. Non proprio. Questa pioggia è stata provocata dall’esplosione di un vulcano. Un vulcano che ha scaturito cenere e zolfo. La cenere è corrosiva, attacca gli occhi, la pelle, graffia l’interno del corpo attraverso il naso e la bocca. Con la pioggia, lo zolfo si è trasformato in un acido che causa altrettanti problemi.

– Vuoi dire che la pioggia sta bruciando i volti e i corpi di queste persone?

 

Parte capitolo XXV

Shedyt

 

Con gli occhi socchiusi, le fauci spalancate, sonnecchiavano sulla sabbia compatta della riva, al riparo dell’ombra scarseggiante di alcune palme rinsecchite. I più grandi erano lunghi più di dodici cubiti, e le loro code massicce sferzavano l’aria invasa da insetti fruscianti. La loro aria disinvolta e goffa nascondeva a meraviglia la violenza e la velocità di cui erano capaci. Alcuni esemplari galleggiavano nello stagno, con gli occhi e il muso sporgenti, pronti ad afferrare qualsiasi preda a loro portata e trascinarla nelle profondità dell’acqua fangosa. Nessun essere vivente poteva avvicinarsi a questi luoghi senza rischiare la vita.

Eppure, a Shedyt, a più di cinquantacinque leghe[i] a nord della loro città, una folla di Tebani, terrestri e hestani uniti, era accorsa alla Sacra Fattoria dei Coccodrilli per assistere a una singolare esecuzione.

 

i] 55 leghe = circa 580 km

 

Parte capitolo XXXII

Bek sta diventando insopportabile

 

– Ha rimproverato anche te senza ascoltarti? Ti ha dato sui nervi? Non prenderla male, e certamente non personalmente. È stato insopportabile per tutti per una dècade i].

Rebe brontolò. Selima, pur mantenendo le distanze, gli prese la mano per compassione. Capiva la sua angoscia, Bek non aveva risparmiato neanche lei. Non c’era più il comandante calmo e sereno: Bek era diventato irascibile, impaziente, persino cupo. Il giovane tenente sorrise con rammarico alla sacerdotessa.

– Non con te, sembra. Mi ha detto che puoi andare da lui, perché…

– … So stare zitta, lo so », continuò Abina, « me l’ha detto abbastanza negli ultimi giorni. È l’unico metodo che ho trovato per placarlo, ma mi sto disperando. Finché non mi dice cosa lo rode, non posso aiutarlo.

Rebe si sedette sul muretto accanto ad Abina, mentre in silenzio Selima prendeva dalla borsa alcuni datteri da sgranocchiare. Rebe annuì all’oggetto.

– Se il nuovo sommo sacerdote ti vede dormire sulle offerte, sarai nei guai.

– È il mio destino essere rimproverata dai miei superiori…

– Senza alcuna responsabilità da parte tua, ovviamente.

– Naturalmente, sai che sono sempre innocente.

Selima si strozzò mentre ingoiava il frutto del suo furto, poi scoppiò a ridere, seguita da Rebe, che fù felice di questo momento spensierato. Ben presto riacquistò la sua serietà.

 

i] una dècade: periodo di dieci giorni; i mesi nell’anziano Egitto era suddivisi in tre dècadi di 10 giorni (e Napoleone Buonaparte se ne ispirò per il suo calendario republicano)

 

Parte capitolo XXXIV

Selima al mercato

 

Accarezzò lo scarabeo che aveva portato con sé, nascosto nella sua mano, una vera meraviglia di legno e madreperla ricoperta da una sottile pellicola d’oro. Rebe l’aveva avvertita di non negoziare al di sotto di uno shat i]. Avrebbe anche potuto comprare cibo per suo padre e regali per i suoi parenti. Quando entrò nella bottega di un tessitore, lo trovò in accesa discussione con due donne del posto. Conoscendo la sua povertà, lui non le prestò la minima attenzione, ma non la cacciò nemmeno. Selima colse l’occasione per ammirare gli articoli esposti: pezzi di lino tinti di viola, rosso o blu con motivi di loto o di ibis; tuniche già confezionate e guarnite con piccole perle di vetro; copricapi di vari colori. Il profumo del benzoino aleggiava nell’aria per purificarla. Dietro di lei, la conversazione continuava. Una frase improvvisamente attirò la sua attenzione e lei dimenticò tutto il resto.

 

i] Shat: uno standard d’oro (7,5 grammi) usato per determinare il valore delle merci scambiate

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